Paul Ricœur. Sul sentiero di “Religione, Ateismo, Fede” – 1

A partire da una ateologia

Pasquale Amato

Introduzione: la filosofia e l’Uomo

«Quelque fois je pense, donc quelque fois je suis»: con questa parafrasi cartesiana di Jean Wahl, il 22 aprile 1993 Paul Ricœur concludeva un incontro organizzato presso il Dipartimento di Filosofia della Terza Università degli Studi di Roma per la presentazione della prima edizione italiana di Soi-même comme un autre. Al di là del sorriso che strappa, questo gioco di parole potrebbe seriamente rappresentare la discontinuità di assetto e la fragilità che contraddistinguono l’uomo nel suo peculiare essere razionale e, insieme, irrazionale.

La riflessione filosofica occidentale si è sviluppata sul terreno solido della razionalità, forte di una fede nella ragione che ne ha sostenuto l’architettura, tutelandoci, finché ha potuto, dall’angoscia del non oggettivo, del non immutabile, del non intelligibile. Caduta la certezza fondativa di un tale sistema, la nostra epoca sperimenta l’inquietudine di un pensiero senza riferimenti stabili: al culmine di una pista su cui i pensatori greci mossero i primi passi, l’hegeliana immanenza della ragione nella storia sembra aver innescato la reazione di un’indagine nuova, più calata nella concretezza del vivere, spingendo la riflessione contemporanea ad avviare un confronto diretto – umile e rispettoso – con l’incommensurabilità dell’uomo che siamo. Uomo autentico, reintegrato delle sue dimensioni irrazionali, che mostra finalmente tutta la sua problematicità e recupera le sue espressioni più creative, di nuovo legittimate.

La filosofia non può ignorare questa realtà – più vera e, perciò, più drammatica – e, rimettendo in discussione la sua funzione, deve assumersi il compito di inoltrarsi in essa.

Paul Ricœur, in piena consapevolezza e con passione, si fa carico del rischio e affronta questa affascinante – e inquietante – avventura: tra le righe dense ed intense dei suoi scritti, l’uomo così rinnovato risulta, sì, soggetto-oggetto di indagine, ma anche e soprattutto destinatario di un tentativo generoso e appassionato di aprirgli una strada verso la ri-costituzione di un proprio senso.

Come non provare interesse e simpatia per uno studioso che sceglie di imbarcarsi in questa impresa, conscio fin dall’inizio del rischio di approdare ad una filosofia, potremmo dire, “dell’Uomo fragile”, e perciò fragile essa stessa? Un pensiero, vedremo, solido ma non stabile (troppo dinamico per esserlo), stimolante ma non convincente (lontano com’è dalla dimostrazione logica), filosofico… ma anche non filosofico.

Non potrebbe essere che così: la posta in gioco è proprio la filosofia, il cui rinnovamento parte, secondo Ricœur, dalla ricollocazione dell’uomo in una dimensione riflessiva che sia più prossima alla sua esistenza nella realtà del mondo. Ed è qui che, al cospetto di un pensiero tradizionalmente consolidato, si presenta una struttura filosofica apparentemente incoerente, poco rassicurante, opaca: insieme con il logos, il mito; a fronte dell’univocità della logica formale, la plurivocità dei simboli; in contrasto con il processo di demitizzazione, il recupero del mito come discorso in cui, prima ancora della filosofia, tutto è stato già detto.

Cercheremo, nel presente studio, di cogliere la genesi strutturale di tale proposta, prendendo avvio dall’opera Della interpretazione. Saggio su Freud, dalla quale estrapoleremo le parti che offrono, a nostro avviso, un abbraccio più immediato delle componenti di fondo del pensiero di Paul Ricœur e dei termini progettuali che ne esprimono la portata.

Facendo qualche passo indietro, poi, attraverso un necessario sforzo di sintesi, ripercorreremo i sentieri della Filosofia della volontà, articolata nei tre libri Il volontario e l’involontario, L’uomo fallibile e La simbolica del male, che riproporranno il progressivo costituirsi della piattaforma del pensiero ricœuriano.

Vedremo che, nel descrivere il cammino ricœuriano, per il periodo in esame si potrà parlare di un primo momento rappresentato da una “eidetica della volontà”, al quale seguono una “empirica del servo arbitrio” e la “simbolica del male”.

Un successivo ritorno al Della interpretazione ci condurrà alle soglie dell’ermeneutica generale promossa da Ricœur, attraverso un complesso confronto tra Freud ed Hegel che sfocerà in una “dialettica del simbolo”.

Queste le tappe preliminari che noi ripercorreremo e che, secondo il dichiarato intento dell’autore, avrebbero dovuto condurre ad una “Poetica della libertà”, ancora oggi solo annunciata, della quale è comunque possibile cogliere, qua e là nelle opere posteriori, argomentazioni che ne suggeriscono le linee guida[1].

Proseguiremo con alcune tra le tante letture critiche, che testimoniano del riscontro che l’opera di Ricœur raccoglie nella cultura contemporanea.

La parte conclusiva consisterà nell’imboccare il sentiero di Religione, Ateismo, Fede, saggio ricœuriano del 1969 che ha particolarmente stimolato il nostro interesse per due principali ragioni, una delle quali riguarda l’impressione di assistere ad un esercizio di applicazione “pratica” – ma potremmo dire, meglio, “poetica” – delle tematiche che costituiscono la trama di fondo delle precedenti opere, in un ambito esistenziale preciso e problematico come quello dell’atteggiamento religioso dell’uomo.

L’altra ragione è più sentita che pensata: dopo un lungo tempo di astensione dal confronto con lo smarrimento determinato, a livello strettamente personale, dall’abbandono dell’ingenuità della fede condizionata e condizionante dell’infanzia, dagli scritti di Ricœur, e da questo in particolare, traiamo il piacere rinnovato di incontrare un pensiero che “ci si confà”, che ci indica una via possibile, che ci restituisce, almeno, i contorni sfumati di una speranza.


[1] cfr. Dornisch L., Introduzione a Ricœur P., Ermeneutica biblica.Linguaggio e simbolo nelle parabole di Gesù, Morcelliana, Brescia 1978, p. 28, dove la Dornisch riporta un interessante schema progettuale della “Poetica”, la cui prima parte sembra riferirsi al testo di Ricœur La metafora viva.

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