Semantica dell’Ipernichilismo – Per una filosofia Post-Pandemica

Massimiliano Polselli

Teoria definitiva
Oltre il Nulla ovvero del Nulla supermassivo

 

Marx, “Après moi le déluge”
(Das Kapital, Vol. I, Parte II,Cap. X, Sez. V)

 

Breve Prolusione

Con il termine Ipernichilismo[1] s’intende quel risultato filosofico culturale e categoriale mediante il quale si definiscono gli esiti surreali e di “non sense” che discendono dall’epoca presente chiamata da alcuni ipermoderno. Quest’ultima definizione non pare indicare solo la sistemica e globalizzata omnipervasività del capitalismo come svuotamento di ogni dinamica reale (relazioni sociali, politiche, mercantiliste e persino biologistiche: collettive ed individuali), ma nel presente saggio si intende l’ipermoderno come significato radicale di una mutazione di senso ancora più stringente e sbalorditiva: tale mutazione conduce al fenomeno coniato e definito – da chi scrive (nda )Ipernichilismo.

Tuttavia prima di sviluppare concretamente il concetto di Ipernichilismo, aggiornando la corrispettiva riflessione sull’ Ipermoderno, occorre ben scandagliare alcuni passaggi decisivi del pensiero filosofico e in genere culturale che hanno reso improcrastinabile il sorgere dell’ipermoderno così come dell’ Ipernichilismo.

I momento

Fase Post-Moderna: ‘800 -‘900

Del valore relativo dell’astratto:

dalla Negazione o del Nulla poetico al Nulla o alla Negazione filosofica:

Soggetto, Mondo, Dio

I Par

Il processo fantasmatico di scarnificazione della Realtà mediante i mutamenti storici di produzione teorizzato da Marx ha la sua origine in verità dagli esiti moderni e premoderni del Nichilismo. Esso lo si trova annunciato e definito per la prima volta nella lettera che Jacobi scrive nel 1799 a Fichte[2] . Il riferimento rimanda alla costituzione del soggetto kantiano[3] a partire dal significato dell’arte moderna: essa è il risultato del procedimento di rappresentazione dell’opera d’arte come ricostruzione di una realtà o oggettività nullificata dall’Io.[4] Per tale motivo l’Io per redimersi da tale parricidio ripropone l’Arte. Tuttavia la Soggettività moderna riprodurrà la realtà, – mediante l’opera d’arte- , solo come frammento di realtà. L’esito di questo risultato è dato dal fatto che il Soggetto produce un “oggetto artistico” morto, in quanto esso nasce dalla doppia negazione. La prima è da attribuire al gesto artistico ed intellettuale che ha con sè lo stigma di un autocoscienza idealmente datrice di realtà. La seconda negazione emerge dal giudizio dell’Io moderno sulla Realtà ridotta ad un puro Nulla[5]. La riflessione da parte della soggettività moderna comincia dunque dal Nulla e termina nel Nulla[6].

Tale processo porterà alla nascita dell’inconscio nel senso che l’astrazione è elevata a Principio e quest’ultimo all’autoestraniazione dell’uomo, che si separa dalla effettuale appropriazione della propria “essenza umana”[7] . Da questo punto in poi gli effetti saranno una oggettivazione come isolamento e astrazione delle relazioni socio-culturali e politiche economiche, in quanto effetto “idealizzante” che appunto porta a principìi assoluti come: l’Idea per il Filosofo, Dio per il Religioso, il sistema politico- economico e sociale per il “Cittadino Borghese”. Sopraggiunge così il feticismo a causa dell’ipostatizzazione con la quale ciò che è solo frutto dell’immaginazione viene creduto autonomo e dotato di poteri propri che in seguito appare nelle vesti di un soggetto dominante ossia come un Dominus in guisa dell’Idea per il filosofo, di un Dio per il fedele, del Denaro e dello Stato per il cittadino borghese. Da ciò la necessità di riprodurre la separazione che il feticcio attiva mediante “le sembianze” di un fantasma. Ad esempio il Genio creatore per l’artista o il sistema universitario filosofico per un filosofo, o i culti e le chiese per il fedele,  e per ultimo le banche e la ricchezza legata agli indici di borsa per i ricchi borghesi.

Tale logica che è derivata dall’idealismo produce, a partire dalla rappresentazione generale della cosa immaginata, un’essenza esistente e proprio per questo motivo vera e reale e quindi con la forma di un soggetto. Ad esempio in tal modo la Sostanza come categoria filosofica si reifica e diviene Soggetto Assoluto. I produttori stessi, cioè gli uomini, s’inchinano dinanzi ad una realtà piena di spettri e di fantasmi con un immaginario privo di corporeità, così da gettare un carattere mistico ed arcano al mondo, mutando le dinamiche reali in immaginarie. Ecco che le coscienze divengono creatrici e fruitrici di credenze inconsce. Appare un Welt des Scheins, un mondo fondato su un paradigma “mascherico”: per cui le coscienze sono solo personificazioni di questa oggettività spettrale. Maschere giuridiche, filosofiche, economiche che producono una realtà dell’enigma appunto geroglifica. Non è un caso che se quest’apparato fantasmatico sigilla l’epoca ipermoderna, ritorna in realtà come una specie di anima in pena dopo la sepoltura vietata dal Re Creonte di Tebe del corpo morto di Polinice di cui la sorella Antigone, rivendicanone la sepoltura,dà avvio alla nascita della Soggettività in termini pre-moderni. Ma appunto il concetto di soggettività nasce già come un “capitale morto”, che porterà con sé lo stigma della Nullificazione, della scissione dilacerante tra Soggetto e Mondo.

L’oggettività appare in tal modo svanita. Dall’Idealismo, con una soggettività assoluta, è possibile recuperare la “nostalgia” verso un incendiario “desiderio infinito”:

“un non so che come inviolabile mistero che definisce l’indefinibile; il Romantico non è il sentimento che si afferma aldilà della ragione un sentimento di particolare immediatezza, intensità o violenza e non è neppure il cosiddetto sentimentale, cioè un sentimento melanconico – contemplativo;è piuttosto un fatto di sensibilità,quando essa si traduce in uno stato di eccessiva o permanente impressionabilità, irritabilità e reattività. Da ciò l’amore dell’irresolutezza”.[8]

La più caratteristica parola dell’800 è “Sehn-Sucht” in quanto desiderio che non può mai raggiungere la propria meta perché non la conosce e non vuole o non può conoscerla: è il male (Sucht) del desiderio (Sehnen). Ma Sehnen significa assai spesso un desiderio irrealizzabile, poiché indefinibile, un desiderare tutto e nulla ad un tempo[9].Da ciò la condizione dell’irraggiungibile perdita diviene stimmung o caratteristica coe tratto universale e status di una incomponibile zerissenheit ossia lacerazione che apre anche al significato di conflitto, appartenendo al mondo stesso e al poeta che solo lui , insieme al filosofo, può condividerne e svelarne la natura.

Il poeta vive la condizione come nostalgia di un universo retto da leggi oggettive ed assolute e dall’altra intende la libertà come forza nullificante dell’Io. La Natura appare così insensata e priva di finalismo. Ne consegue una “morte di Dio” da intendere non nel senso nietzscheano ma nel senso che Dio è alla mercè dell’uomo fichtiano . La conseguenza di ciò è che in chiesa in cui l’uomo moderno, come ebbe a dire il poeta Heine si mette in ginocchio ed ormai assiste alla celebrazione dei sacramenti in onore ad un Dio morente. Si noti che Heine prefigura liricamente Nietzsche , ma che in realtà egli evoca alla fine un Realismo superando il lidi dell’Idealismo. Un Idea di Essere che accoglirà favorevolmente Heidegger.Mentre la morte di Dio in Nietzsche sarà ben più radicale con, per giunta, la destituzione anche dell’ ”Io “ come autocoscienza certa con sé  e permanente con sé temporalmente e conoscitivamente, grazie al toglimento netto di Dio. La quale negazione di Dio in Heine non avviene mai del tutto.

Nella modalità dell’Ipermoderno la realtà perde il segno della solidità, divenendo rarefatta ed onirica in una trasvalutazione di tutti i precedenti punti di riferimento moderni: ogni cosa diviene astratta, trasognata, illusoria[10] e di rimando la realtà perduta riporta, come in una carambola infinita, alle idee che però ancora una volta, per loro natura, sono astratte[11].

Non meno idealistico è il tentativo, sempre all’inizio del XIX secolo, da parte di alcuni poeti di tornare, com’è stato dapprima visto da Heine, ad un neorealismo. In tal senso l’idealismo comincia ad essere avvertito non più come salvifico bensì illusorio e fatuo. La sostituzione del mondo reale, surrogato da una realtà immaginifica in quanto prodotta dal soggetto, si rivela come un fallimento che occorre smascherare.

In primo piano viene posta l’Idea di “lacerazione” che ha come prio effetto la morte di Dio spingendo la teoria nichilistica verso il Nulla. Nel senso che se Dio è assente il padre putativo del Mondo diventa il Nulla. Ma poiché si è costretti ad affidare una paternità al Mondo, ecco che questo non può non essere il Nulla: ossia tale padre è la stessa “scissione”, “ dilacerazione” sorta dopo l’elevazione del Soggetto ad Autocoscienza assoluta. La realtà diviene così la tomba dell’Essere in quanto il creato cade sotto il segno del nulla. Ma anche dinanzi a tale evento lo stesso Nulla si toglie manifestandosi come Mondo: in quanto negazione della negazione, ossia pura negazione, l’umanità è il risultato del suo movimento che come gocce di sangue è nata dal Nulla.

Il nichilismo raggiunge un senso radicale poiché conduce sull’orlo del vuoto aldilà della vita e della morte gettando il Soggetto nel risultato di un ordine eterno dell’apparenza[12].

Ma l’altro effetto, eguale ed opposto, in seguito alla uccisione di Dio, consiste anche nella morte dell’Uomo. Infatti poiché il Soggetto si fondava precedentemente sul proprio essere assoluto, come appunto ad un Dio, ne consegue che venendo meno il concetto di Dio cessa di esistere anche l’Uomo-Assolutizzato. Stirner nella sua opera più rilevante[13] sottolinea come alla fine l’Io abbia fondato invero la propria causa sul Nulla, poiché se nella modernità l’uomo è divenuto come Dio, ora avendolo ucciso, l’uomo stesso che è anche dio, elimina se stesso.[14] 

Il Mondo si dirige speditamente verso il Nulla logico ed Etico abbandonando per sempre il kantismo: la realtà cade sotto il segno del “mistero” , processo questo che coinvolgerà i singoli individui scoperchiando il vaso di Pandora dell’inconscio. L’analogia con il teatro delle marionette di Kleist sembra calzante: la marionetta del teatro povero da strada, dipendendo nei suoi movimenti e nei propri gesti da altri, conserva maggiore equilibrio rispetto all’uomo libero e senza Dio, poiché ora il Soggetto umano, vagando senza punti di riferimento nel mondo e nella storia, si rivela meno equilibrato e coordinato di una marionetta[15]

Anche la Musica servirà a fuggire dalle pene dell’esistenza. Tuttavia quando attraverso di essa l’artista sentirà di aver ri-creato un nuovo Universo, egli stesso cadrà in una sorta di sentimento di ΰβρις che lo renderà simile ad un Dio. Ma come un novello Promoteo egli si sentirà solo infine un soggetto impotente e misero. Il senso risiede nel fatto che i “mondi irreali” dall’artista compositore non riescono ad obnubilare la fallibilità e la caducità dell’uomo stesso e lo stesso principio di realtà anzi sta lì a ricordare che nonostante la magia della creazione artistico-musicale, la realtà si riaffaccia con il suo non-senso. L’esito di questo smacco consiste nello scorgere l’arte non come intuizione della Natura, ma manifestazione delle idee platoniche, in quanto perfette e trasognanti. A tal punto che Tieck per spiegare la categoria del “meraviglioso”nell’universo dei personaggi shakespeariani: il bardo inglese, infatti, trae il suo universo poetico dal sogno e dal mondo onirico[16] . Si evince dunque che la soggettività fa ricorso all’arte ed in genere all’orizzonte artistico per supplire alla perdita del mondo. La modernità pare abbandonare un modo unitario di significati e inaugura un orizzonte infinito come nel caso della poesia, grazie alla negazione del Tutto, e che ingloba come genere tutte le altre discipline, con una procedurabilità e dinamicità sempre in divenire. La caratteristica categoriale dell’Infinito è d’altronde non codificabile, presentandosi sempre in modo indefinito e inarrestabile.

Ne conseguirà che si assisterà a due corni del Nichilismo: la categoria del Nulla sarà introdotta prevalentemente dalla riflessione filosofica, di derivazione nichilistico-Fichtiana. Mentre la riflessione estetologica utilizzerà il concetto di Negazione, in riferimento ad un contesto d’insieme romantico-poetologico.[17] 

Per quanto concerne la prima modalità, la riflessione del Nulla, si origina, come si è già potuto scorgere, dal principio dell’Io fichtiano: esso conduce appunto al Puro Nulla.   

Anche sul fronte etico, attraverso il puro principio di determinazione dell’agire, ossia mediante la Volontà, si giunge, con Schopenauer al Nulla della Volontà ovvero della Noluntas, al fine di non essere più schiavi del mondo e dell’essere.[18]

Lo stesso concetto di bellezza dostojewskiano[19]nella frase del principe Myskin[20] denota che la bellezza, come elemento salvifico del mondo, passa attraverso una pretesa universale che a sua volta non può non fondarsi sull’esigenza normativa del fatto che tutti siano d’accordo nel definire qualcosa come “bello”[21].Questo determina una non coincidenza tra Libertà ed Evento che potenzia ancora più drammaticamente la scissione tra Natura e Storia ma che allo stesso tempo allontana dall’umanità la presupposta unità di attimo ed eternità che è raggiungibile solo con la morte.

Anche il paradigma della morte muta radicalmente accanto al concetto di Dio. Se infatti Dio non è più l’archetipo grammaticale  l’uomo post-moderno andrà aldilà di esso divenendo oltre-uomo[22]: egli oltre a compiere il deicidio, non temerà più la morte,l’aldilà, e neppure giudicherà più il mondo come un immenso sudario. Si fa strada che l’idea di Dio sorga da un equivoco che consiste in una logica della redenzione dislocata e differita inesorabilmente in un aldilà metafisico per un avvento del significato del Tutto mai realizzabile se non in un indefinibile spazio-tempo. La parusia  e la salvezza è compito irrealizzabile di un Dio creduto eternamente differito in un’altra realtà. Ma se si guarda il Mondo esso è già redento poiché non ha bisogno di redenzione. Il mondo chiede una redenzione poiché non sa di essere già redento. Anche per l’uomo c’è un fraintendimento: egli è infelice poiché non sa di essere felice. Da qui l’indifferenzialismo morale. Il Soggetto che saprà di essere felice, quello stesso lo diventerà all’istante. Ecco che l’istante stesso diventerà estatico o kairologico con lo svuotamento di senso di Dio (kenosi divina). Ne consegue che il Tempo e lo Spazio non rimandano all’infuori di sé alcun senso e valore ma contengono in loro stessi il proprio significato. L’effetto è che Dio scompaia dall’orizzonte delle Idee, sostituito da un dire di “si” alla vita. Tale affermazione sarà così netta che ingloberà anche la morte.

Si ribadisce così che col venire meno di Dio si apre alla prospettiva di coincidenza di evento e senso: il significato è tutto nella vita e non più rinviato ad una ulteriorità inafferrabile all’infinito. Sul piano etico, non essendoci più alcun piano trascendentale e divino, nasce un indifferentismo morale in cui il Bene ed il Male coincidono.[23]

Ne consegue che affiora un sentimento per il quale il mondo sia armonico grazie all’esistenza di Dio. Da far suo l’uomo introduce un elemento disarmonico misconoscendo l’armonia del creato, adducendo svariati motivi tra cui la presenza di sofferenze e pene anche inspiegabili, come quelle che toccano gli individui inermi e giovanissimi. Il fallimento della Redenzione produce così leggende, mettendo sotto accusa un Dio che, senza uno spazio ed un orizzonte trascendente, sfrattato dall’ alto dei cieli torna con i piedi a terra tornando ad essere “tanti Cristi” dovendo prendersi su di sé le nuove tribolazioni dell’esistenza, non potendole più demandare in alcun modo al Dio metafisico.

Se a livello filosofico si è scritto precedentemente[24] il concetto di Nichilismo nasce con la lettera di Jacobi a Fichte nel 1799, sul piano letterario è I. Turgenev a fondare il “nichilismo” nel romanzo “Padri e Figli” del 1862 pubblicato sul Messaggero Russo. In tale contesto emerge che il nichilista non accetta né riconosce alcuna autorità rinunciando alle tradizioni consolidate. Si profila così un prototipo di nichilista non più nel senso romantico o schopenhaueriano ma bensì come individuo che ha fede nel progresso scientifico simpatizzando con il positvismo , esaltandone i paradigmi di “azione e pragmatismo”. L’effetto è quello del sorgere da un lato di una coscienza votata ad un eccessivo entusiasmo, dall’altro si manifesta una personalità egoista,egoriferita attratta narcisisticamente dal proprio Ego, con l’incessante paradosso di dover incessantemente porre in pericolo la propria esistenza.


[1] Ipernichilismo: concetto fondativo che serve a designare la nuova epoca storico-sociale e culturale post COVID19, coniato per la prima volta dalla Rivista Filosofica Scientifica digitale  “Consecutio Temporum.it” (ISSN 2239-1061) nel numero 17 del mese di Luglio, 2020.

[2] “Davvero mio caro Fichte non mi dispiace affatto che lei, o chi altro, voglia chiamare chimerismo quanto io con l’ingiuria di nichilismo , rivolgo contro l’idealismo”,. F.H. .JACOBI, Lettera a Fichte (1799), tr. it. di A. Acerbi, Istituto It per gli Studi filosofici, Napoli 2011

[3] “L’idealismo moderno nella corsa affannosa nel dedurre dai principi kantiani ed hegeliani le ultime conseguenze , tende alla negazione di ogni realtà.” , N .MONACO, Teorie idealiste, (1923),in Riv. fil. Gregorianum, vol.4,Nr.3,pp.431-464

[4] Nasce l’arte moderna per ricondurre a forma e a misura l’anarchico orizzonte della modernità, generando uno sperimentalismo estetico che grazie al Caos genera forme, andando oltre la vuota riflessione che Jacobi critica.

[5] La riflessione ponente comincia dal Nulla

[6] “Dapprima la riflessione è il movimento del nulla al nulla e così la negazione che si fonda con se stessa.Questo fondersi con sé è in generale semplice uguaglianza con sé,l’immediatezza. Ma questo coincidere non è un passare della negazione nell’eguaglianza con sé come nel suo esser altro; anzi la riflessione è un passare come togliere del passare,poiché è un immediato coincidere del negativo con se stesso.”; G.W.F.HEGEL, Wissenchaft der Logik. Zweiter Band  (1816), hrsg. von F. Hogemann und W. Jaeschke, Meiner, Hamburg 1981; tr.it. Scienza della logica, cit., vol.II p.445.

[7] K.MARX, Ӧkonomisch-philosophische Manuskripte aus dem Jahre 1844 (1844, pubbl.post. 1932) in MEW (KARL MARX e FRIEDRICH ENGELS, Werke,a c. dell’Institut für Marxismus-Leninismus, DietzVerlag,Berlin.

[8] L. MITTNER , Il Romanticismo tedesco, Einaudi,cit.,par.336 et al.

[9] Ivi, par.337 et al.

[10] Si veda come già W. Shakespeare abbraccia la narrazione dei suoi personaggi a partire da un fondamento onirico che lo porterà a scrivere che “siamo fatti anche noi della stessa sostanza dei sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” , cit. W.Shakespeare , La tempesta, atto IV, scena I.

[11] Per approfondire il meccanismo sulla specifica genesi del procedimento della triade 1) oggettivazione 2) ipostatizzazione 3) proiezione del pensiero e della coscienza idealistica, si rimanda al mio saggio : Il Concetto del Nulla in Hegel : La negazione coe principio del Tutto, Historica Ed.2017, Roma,p.90 e ss.

[12] In riferimento all’ “ordine eterno eterno dell’apparenza” generato dalla contraddizione come “astrazione realissima”, si rimanda al concetto e al ragionamento marxiano del “circolo del presupposto-posto del sistema capitalistico.

[13] M.STIRNER, L’Unico e la sua proprietà, ed. Adelphi

[14] Il percorso nichilistico si apre infatti gi con l Illuminismo come ciò che progetta l’uccisione di dio che si compierà definitivamente nell’Ipermoderno.

[15] H.V.KLEIST, Il teatro delle marionette,Ed. Il Nuovo Melangolo, 2005

[16] L.TIECK, Shakespeares Vorschule , Dresda,1826

[17] Quasi a voler sconfessare un certo tipo di marxismo-ortodosso che presenterebbe la seconda categoria, quella della Negazione rispetto a quella del Nulla, come meno astratta e più logicamente ed epistemologicamente solida. Ma il concetto di Negazione stesso verrebbe in realtà originato da riflessioni lirico – romantiche, conservando un retroterra in verità meno logico e solido rispetto alla categoria del Nulla.

[18] I.VECCHIOTTI, La dottrina di Schopenauer, Roma, Ubaldini,1969

[19] Il riferimento è al racconto di DOSTOEVSKIJ: L’idiota, 1860.trad.F.Verdinois, Ed. Newton Compton,1991

[20] Ibid.

[21] Il riferimento filosofico va ascritto a Kant che nella Critica del Giudizio par 40 sez. I,Libro II, Deduzione dei Giudizi, ed. Laterza1992, parla di esigenza dell’accordo nella comunicabilità del giudizio di gusto su qualcosa che si giudica bello.

[22] Già lo stesso Dostoevskij nel racconto I Demoni incardina nel personaggio Kirilliov l’epifania letteraturale dello Übermensch di Nietzsche.:

[23] Si noti che in Nietzsche, rispetto alla lettura poetico-narrativa della letteratura ad egli coeva, resiste, a nostro giudizio, nel Superuomo un senso etico con l’annuncio di una nuova Tavola dei Valori.

[24] Gli esiti filosofici moderni e premoderni del Nichilismo si trovani annunciati e definiti per la prima volta nella lettera che Jacobi scrive nel 1799 a Fichte: “Davvero mio caro Fichte non mi dispiace affatto che lei, o chi altro, voglia chiamare chimerismo quanto io con l’ingiuria di nichilismo , rivolgo contro l’idealismo”,. F.H. .JACOBI, Lettera a Fichte (1799), tr. it. di A. Acerbi, Istituto It per gli Studi filosofici, Napoli 2011

 

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